caro carlo, i tuoi ultimi testi sono dei “j’accuse” molto forti che mi ronzano nella testa, stimolandomi molte domande e poche risposte..
allo stesso tempo autobiografici così come sofferti, dove emerge quell’antica verità di altri anni, per cui “il personale è politico”>> Mi capita di assistere con una certa frequenza a palesi manifestazioni di opportunismo e demagogia. Ciò che colgo è un atteggiamento ipocrita che sotto il velo di un vis filantropica ben argomentata rivela altresì il volto di un cruento bisogno di autoaffermazione. Mi domando se vi sia generale consapevolezza di tale inganno. E mi rispondo, soppesandomi, che no, che questa pericolosa ambivalenza non è che il risultato della confusione e dell’incertezza che domina questo tempo farraginoso e incerto.>>
tra l’altro è buffo che i temi che poni si specchiano nello scenario politico italiano dove il tema se e quanto l’autonomia dei propri pensieri deve azzittirsi in nome di un’armonia governativa (fini vs. berlusconi), la riflessione è ancor più interessante, perché la domanda che continuamente ci facciamo è:
aderire è la strada giusta?
la propria indipendenza intellettuale ha senso o appare come un atto di egoismo?egoismo che tende all’eroismo sembra essere la giusta fuga..
perché in fondo la strada verso il giusto è questione privata a meno di non auto assurgere a una dimensione di “giusto assoluto” (che fa un po’ paura)e tornando al tuo testo anch’io chiudo con koolhaas, modello sì ma dell’anti modello. ti riporto un piccolo passaggio di un suo testo “l’architettura” del 1985, che mi sembra pertinente, tratto dai testi a corredo dell’autobiografia (monografia) electa a cura di jacques lucan, che fanno parte del testo “La splendeur terrifiante du XXe siècle”, pubblicato in “L’Architecture d’Aujourd’hui”, n. 238, 1985:
“..La più squisita cortesia, manifestazioni di estrema civiltà, mascherano a stento la mancanza di un discorso reale, l’istrionismo dei dibattiti, il fatto che le discussioni sono sempre retoriche, le frecciate fiacche e superficiale il disaccordo. In un tale eccesso di buone maniere, l’unica via d’uscita consiste nell’abbandonare ogni comportamento ‘cool’ per ridiventare goffi, indigesti, appassionati. Soltanto l’ostinata denuncia delle spaventose condizioni in cui attualmente versa l’architettura – cui poco o nulla impedisce ormai di tramutarsi in un’autentica tragedia greca – può porre in luce il fatto paradossale che essere architetto equivale oggi a essere un eroe, e richiede doti di autentico coraggio: coraggio di alienarsi la clientela, di inimicarsi i protettori, di perdere l’ascolto dei politici – questo coraggio è indispensabile alla mitologia dell’architettura. Il nostro inconscio culturale esige dimostrazioni di eroismo, o quanto meno la prova dell’esistenza di certe cose essenziali che soltanto un architetto è in grado di compiere.”un abbraccio
mattia
Sunday, April 18, 2010
un commento nel blog (alieno) del mio amico carlo
links:
il blog di carlo (alienlog) -> http://alienlog.wordpress.com/
il testo di carlo -> http://alienlog.wordpress.com/2010/04/13/up-patriots-to-arms/
il mio commento -> http://alienlog.wordpress.com/2010/04/13/up-patriots-to-arms/#comments
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